Il mondo dei bambini e il diversamente vicino

Gli adulti spesso si danno un gran daffare per tentare di spiegare il mondo ai bambini. Peschiamo dal cappello magico i trucchetti migliori, le parole giuste, la dose sufficiente di realismo impasticcata con qualche bizzarria vivace che sia utile ad indorare la pillola. Attingiamo alle esperienze pregresse, al “quando ero bambino io…” che deve suonare come un attestato di assoluta veridicità, ad un pugno di frasi sottolineate nei manuali per gli adulti, al suono docile della voce della vecchia maestra delle elementari, ai consigli di quelli ancora più adulti di noi.

Ma c’è una realtà – non quella del mondo visto dagli adulti, quella fa schifo – che qualche volta ci sfugge. È una realtà senza nascondigli, chiara, trasparente, luminosa. Colorata e semplice, come coloro che la abitano. È il mondo, quello stesso mondo che ci affanniamo a spiegare, visto però con gli occhi dei bambini. E basterebbe questo per poter chiudere qui, per mettere il punto e premere invio, perché esiste una distanza incolmabile tra le due realtà: il mondo visto con gli occhi dei bambini è di gran lunga più fico di quello visto con gli occhi degli adulti.

All’inizio di questo mese, Luca ha dovuto lasciare la squadra per trasferirsi con la famiglia in un’altra regione. Luca ha nove anni, un sorriso contagioso e tanti amici tra il suo gruppo di aquilotti. La sua partenza non la puoi spiegare con le esigenze lavorative, le poche opportunità che la nostra regione offre, le scelte degli adulti. Nel mondo visto con gli occhi dei bambini tutta questa roba ci passa solo di riflesso, non attecchisce. Allora quali parole estrarre dal cappello magico per spiegare che, a volte, la vita ci costringe anche a fare delle scelte che cambiano tutto? Quali parole usare davanti ad una squadra di bambini, di amici, che si salutano a centrocampo per l’ultima volta? Sembra facile, ma non lo è. Le parole ti si incastrano in gola perché sanno di menzogna e di farsa, di affettato e di costruito.

La cosa bella è che il mondo dei bambini vive di una vita a parte, di un’evoluzione tutta sua, e mentre gli adulti sono ancora là a scervellarsi per trovare le parole giuste e a rimuginare su tutto quello che sarebbe opportuno o non opportuno dire, i bambini hanno già sciolto il nodo. Si abbracciano e sorridono, scherzano come se nulla fosse. E non ingannatevi, e non inganniamoci: non lo fanno perché ingenui, sciocchi o creduloni. O perché crediamo che non abbiano capito tutto quello che c’è da capire. È esattamente il contrario, loro hanno capito tutto. E quando si abbracciano e si tengono per mano lo fanno come nelle più belle giornate di sole, e quando fanno caciara e si guardano negli occhi lo fanno come se nulla, in fondo, possa mai cambiare. Quando battono il pugno e si pongono le inevitabili domande, si dicono tutto quello che noi, con le nostre esperienze, i nostri studi, le nostre conoscenze, i nostri anni di vita, non saremmo mai riusciti a dire.

Ogni tanto dovremmo prenderci una pausa dal nostro perpetuo affannarci nel tentare di spiegare ai bambini come funziona il nostro mondo. Ogni tanto dovremmo lasciare che siano loro a raccontare a noi come vanno le cose. Solo così potremmo capire che Luca, in realtà, non è lontano. È solo diversamente vicino.

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