Pietro Trabucchi è un professore, psicologo e allenatore di atleti negli sport di resistenza.
È stato psicologo delle nazionali olimpiche di sci di fondo, canottaggio, di atleti che partecipano alle ultramaratone. Ha scritto libri, saggi, articoli, tiene conferenze e corsi un po’ dappertutto.
Ma le cose più belle che sa, Pietro Trabucchi non le hai imparate sui libri. Ha corso per quattro volte al Tor des Géants, il “ Giro dei giganti“ valdostano che è considerato il trial più duro al mondo. Ha partecipato al Petite Trotte a Léon (PTL, 320 km con 24.000 m di dislivello), allo Yucan Arctic e al “The Rock and Ice Ultra”, dove le temperature possono scendere anche fino a -50 gradi centigradi.
Ha scalato l’Everest, il Kilimangiaro, l’Aconcagua e il Denali, la cima più alta del Nord America e la più fredda del mondo.
Ha vissuto dieci vite e le ha racchiuse in una sola e ha sviluppato un concetto che ne è un po’ la sintesi: la resilienza, da “resilio“, rimbalzare, saltare indietro.
La resilienza è quella particolare capacità dei metalli di non spezzarsi, di resistere agli urti e alla pressione delle forze che vi vengono applicate. Ma la resilienza è una proprietà che può essere applicata anche agli esseri umani ed è quello che ha tentato di fare Pietro Trabucchi. Non sui libri o nel chiuso di un’università. Nella vita reale, nelle sfide vere, fatte di carne, paure, sacrifici, sudore e lacrime.
La sfida che aspetta Pasquale Pirozzi è una sfida vera. Così vera che tra poco gli bucherà letteralmente la carne per entrargli dentro.
C’è un rumore veramente struggente nella vita di un giocatore di basket e non è lo sdeng della palla che si schianta sul ferro al suono della sirena. È quello che fa “crack”, che sia per rompere o per lesionare. E crack fa rima con stop, in barba a tutte le identità vocaliche e consonantiche del sistema rimico.
E stop è un bel calcio nello stomaco per un ragazzo di diciassette anni che ribollisce dalla voglia di giocare e stare in mezzo al campo.
Per Pasquale domani inizierà lo stop, l’astinenza dal campo, che durerà dai quattro ai sei mesi. E inizieranno anche le due partite che dovrà giocare senza i suoi compagni: quella contro il tempo e quella, più subdola e sfibrante, contro sé stesso.
Non sarà facile essere pazienti e lavorare in silenzio, dover aspettare mentre il primo campionato senior scivola piano piano via davanti agli occhi.
Ci sono così tanti fattori che distruggono la motivazione personale. Il tempo, la noia, il dolore, l’ombra di una sala pesi e l’ingombro di un paio di stampelle. Ma, come sostiene Pietro Trabucchi che scala le montagne e sfida il gelo, “l’uomo è l’animale con la motivazione più potente che esista“ ed è proprio in questi casi che emerge quella strana proprietà che impedisce agli esseri umani di indietreggiare di fronte alle difficoltà: la resilienza, appunto.
“Il mondo ci spezza tutti quanti, ma solo alcuni diventano più forti là dove sono stati spezzati“. E Pasquale saprà ricucire il proprio legamento quasi spezzato e tornare forte come prima. Più di prima.
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