Il moto armonico di Angelo

Se la passione si misurasse in chilometri, quella di Angelo sarebbe un gran bel numero a tre cifre: 584.
E non sono numeri buttati lì per caso, è la storia di una routine che si ripete sempre uguale, ogni giorno.
Si finisce troppo spesso per credere che abbattere certe distanze, nell’era dei GPS, sia facile come restringere una mappa sullo schermo dello smartphone, ma – per fortuna – i chilometri, quelli veri, ancora non ci stanno nello spazio virtuale tracciato dall’indice e dal pollice. I chilometri, quelli veri, sono ancora fatti di asfalto e strade, di binari e treni che non viaggiano quasi mai in orario, di borsoni da trascinare da un vagone all’altro, di voci metalliche nelle stazioni e corse per non perdere la carrozza.
Angelo è uno specialista di distanze, il suo contachilometri sfonda la soglia dei 500 ogni settimana, tutte le settimane. Il suo allenamento inizia sempre due ore prima degli altri e finisce due ore dopo. Pioggia, neve, sole, nubifragio, poco importa. E’ la vita del pendolare, che va su e giù da un’estremità all’altra della propria routine con lo stoicismo paziente di un pendolo che non si annoia mai.
La routine di Angelo sta tutta lì, in un biglietto di andata e ritorno da Campobasso a Venafro. Stessa tratta, stessa carrozza, stesso binario. E se alla routine puoi dare un prezzo, quantificarla, conteggiarla, misurarla in qualche modo, quella di Angelo alla fine della stagione avrebbe un valore di 21.000 unità, tutte espresse in chilometri. Ventunomila chilometri, due volte il giro del mondo tanto per intenderci.
Si chiamano sacrifici e sono la sostanza impermeabile di cui è fatto lo sport. Si chiama passione anche, ed è quella che scatena il moto armonico che spinge su e giù il pendolo di Angelo, ogni giorno, da Campobasso a via Pedemontana di Venafro.
Non sono i soldi, non è la promessa di una carriera da incorniciare. E’ la voglia di giocare e basta, la consapevolezza che per farlo bisogna allenarsi tutti i giorni, con costanza e serietà, la perfetta coscienza che il duro lavoro è indispensabile per tenere a galla anche le passioni più forti. Quella di Angelo è la dedizione con cui andrebbero curate tutte le passioni: con la sua costanza, la sua premura, la sua faccia sempre sorridente che non ti chiede conto dei sacrifici, ma ascolta senza lamentarsi.
Ha iniziato la stagione ritrovandosi catapultato in un campionato di C Silver a giocare 40 minuti in attesa che un lungo titolare arrivasse a dargli un pò di respiro. Ha accettato con pazienza il ruolo di volta in volta disegnato per lui, ha accettato gli errori e le critiche, le luci del palcoscenico e il posto in panchina. Ma quando la domenica, alla fine della settimana, entra in campo a prendersi le spallate dei lunghi più grossi, dovremmo ricordarci che sulle sue di spalle ci sono già 584 km fatti solo per guadagnarsi il diritto a stare proprio lì, in mezzo al campo e con la palla tra le mani.

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